messo

published by joe

alla porta



sabato, aprile 29, 2006

Never give all the Heart

Never give all the heart, for love
Will hardly seem worth thinking of
To passionate women if it seem
Certain, and they never dream
That it fades out from kiss to kiss;
For everything that's lovely is
But a brief, dreamy, kind delight.
O never give the heart outright,
For they, for all smooth lips can say,
Have given their hearts up to the play.
And who could play it well enough
If deaf and dumb and blind with love?
He that made this knows all the cost,
For he gave all his heart and lost.

W.B. Yeats

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mercoledì, aprile 26, 2006

il free jazz di ron miles allo zebulon cafe concert

il concerto piu' bello e la foto piu'....brutta!
metto piede a brooklyn nel modo piu' strano, superando le paure senza pensarci, perche' costretto. Quali paure? quelle di abbandonare manhattan, un'isola felice, fatta di sicurezza e conoscenza. l'isola dalla quale nessuno(forse) scapperebbe mai. La fabbrica della vita notturna, del divertimento, della frenesia notturna e diurna. della gente a piedi, dei taxi, dei camion e del traffico. dei grattacieli delle strade grandi e dello scintillio. L'isola della liberta' e dell'immagine. L'isola degli USA. brooklyn e' periferia, case basse e strade strette, poca gente in giro, ed ognuno appartenente a quel posto. non ci sono intrusi, turisti, solo chi ci vive, e la sera pochi in giro: qualche cane che si trascina dietro il padrone, chi torna stanco, chi esce stanco. la meta' prima(e pensavo l'ultima) e' lo zebulon cafe concert. e' un pub di periferia senza grosse pretese, scuro, come tutto del resto in questa parte di brooklyn, qualche candela sui tavoli. e' stracolmo di gente. suona un musicista abbastanza famoso, che viene qui tutti i lunedi' quando non e' impegnato con le prove ufficiali. La musica e' meravigliosa, delicata soprattutto, dolce. Quella tromba pare non potrebbe suonare note piu' violente: solo un sussurro musicale a riempire lo spazio. Il concerto piu' bello. Finisce tutto in poco piu' di un'ora e si va a cenare in un ristorante meditterraneo-nordafricano: paella marocchina, praticamente cuscus di pesce piccante! anche qui suonano: una donna al sax baritono. non so se vi sia mai capitato di vedere una donna al sax, sicuramente non al baritono. e' immenso! Un personaggio strano, bianco basso e grosso, una palla insomma, con cappello con piuma, vestito stile gangster e con pizzetto mefistofelico, si agita sputando saliva in un sentito blues. divertente. Usciamo in fretta e finiamo in una sala giochi antica, quella dove molti di noi hanno consumato le cento duecento e cinquecento lire. il mosto e bellissimo: una ex fabbrica, o magazzino, recuperato e trasformato. commovente brooklyn in un lunedi' notte.

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cena al Cajun, ormai di qualche giorno fa


posto strano: un ristorante un po' triste, di vecchio, di terza categoria. la musica era allegra: il Kevin Dorn's Traditional Jazz Collective. ho mangiato poco e preso un espresso. faceva un po' schifo ma ero abbastanza easy per sorridere anche di quello.

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martedì, aprile 25, 2006

sabato e domenica: Met MOMA e tanta tanta pioggia

ny e' triste quando piove, piu' di roma. forse perche' ci si sente come in una gabbia alta e da sopra qualcuno che sputa. ho deciso di dedicarmi alla cultura, che non e' mai abbastanza, anzi e sempre inesistente.

Il Metropolitan Museum of Art e' il museo americano: il piu' grande museo d'america!!
Descrive le culture attraverso gli oggetti. non ha senso, e' caotico e' non esiste un chiaro percorso "didattico". Ha pero' un pregio: essendo stato creato per l'americano, deve essere figurativo. Deve far capire in maniera semplice, deve ricostruire affiche', soprattutto, chi non sa nulla di cosa sia stato vissuto al di fuori dei 51 stati, possa con un disegno semplice semplice, figurarselo. Quindi nella sezione "cultura cinese" c'e' la ricostruzione di una casa cinese; in quella di "cultura giapponese" c'e' un giardino giapponese, ed una stanza; nella sezione "medioevo" la stanza sembra un castello: archi, volte, atmosfera cupa, e cosi' via. Ma, il vero problema nasce nella sezione "Egitto"! Non potevano mica ricostruire una piramide, sarebbe stato troppo anche per il loro senso del grandioso. una piramide no! avrebbe puzzato troppo di falso, nessuno se la sarebbe bevuta e o filata, quindi l'americano che ti ha fatto? nulla di particolare: e' andato in egitto, ha fatto degli scavi, ha trovato un tempio ed ha usato il metodo lego. il metodo lego e' un antico metodo che molti di voi sicuramente conosceranno: si prendono dei mattoncini e si costruisce una casa, o quello che si vuole. bhe, l'americano prima ha numerato, poi smontato, poi trasportato ed infine, solo infine, ha utiilzzato il metodo lego per ricostruire: nel Met c'e' oggi un tempio egizio, il tempio di Dendur. Non pensate male vi prego: non ha fatto nulla di diverso dalle razzie perpetrate nel corso dei secoli da francesi, inglesi, italiani(vabbe' noi un po' meno perche' siamo un po' piu' fessi)!!!
Nella sezione egizia c'e' anche un sarcofago fatto da Botero, del nono secolo a.c.

La continuita' si rompe: tutto diventa freak, alternativo, anticonformista: ah! finalmente un po' di sana arte contemporanea, e se voi non capite nulla e' solo un problema vostro.




la struttura(edificio) del museo e' bella e molto elegante, si puo' cenare anche, a lume di candela e con musica dal vivo(rigorosamente classica), la collezione di degas che hanno e' notevole, ho visto splendide opere, mi sono divertito a vagare per ore, ho conosciuto una cinese, ho nuovamente usufruto dello sconto studenti(e siamo a due), ma gli americani non sanno cosa voglia dire fare un museo! un consiglio: il Met e' un labirinto, poggiate una spalla al muro e muovetevi sempre in una stessa direzione se volete uscire.

MOMA mia che bello ! !
Museum Of Modern Art, e siamo a tre(mi riferisco allo sconto studenti, floriana quanto ti penso)!non ho nulla da dirvi: se non avete un reale motivo per andare a ny, sappiate che c'e' il MOMA!

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lunedì, aprile 24, 2006

veicoli : un po' di foto





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spin underground movement

notte lunga! una guinnes apre in un irish fetido: cipolla fritta a coprire i fumi acidi di piscio e vomito incrostati sulle pareti e nei cessi. poche parole, qualche disegno su carta per una lezione di baseball elementare. al village morira' la notte. la cena, salsicce, patate e mostarda, con una birra in un pub tedesco: caos e urla, gente che passa il tempo. una cameriera incinta, forse all'ottavo. si mangia in fretta e si va verso il posto underground, stretto e lungo, non ancora affollato. una birra! Suonano: voce femminile bionda e piccola, stile cardigans, sassofono, batteria, tastiere: pop-rock-jazz elettronico. il sassofonista sembra giapponese. e questa sembra la sua musica: caleidoscopica, elettrica, suburbana.
birra. aspettiamo che inizi il secondo concerto. jed cala in testa il cappello e ci sediamo. gambe che si muovono intorno, luci al neon e strobo: su una parete proiettano immagini e parole. arriva una batteria ed un basso. la fabbrica underground si mette in moto: suoni distorti ritmati caotici circolari mentre intorno gambe si muovo. una colonna morbida alla quale poggiarsi, un'altra birra. martelli che colpiscono lame sulle incudini, scintille di suoni laminati, onde metalliche rimbalzano intorno.
si esce ed e' notte, illuminata dai locali ancora aperti, una passeggiata per raggiungere i taxi. fa bene camminare. jed barcolla e ride divertito.
incrociamo 2 ladri, uno si regge in piedi a malapena, peggio di jed. hanno bisogno di birra e devono rubare qualcosa, due zombie notturni: quello piu' sobrio ha una sacca da riempire, guardano le finestre per cercare la migliore. jed, super, impavido, li fronteggia. mentre il piu' ubriaco gli chiede soldi e l'altro lo guarda male, lui si avvicina e gli dice :
"adesso ti supero con la spin movement !"
lo guarda negli occhi e inizia a ruotare su un fianco come un giocore di basket. il ladro allunga le braccia quando ormai jed e'di lato e barcolla acora di piu' convinto che lo avrebbe preso e volta la testa stupito perche' jed non c'e' piu'. spalle contro spalle, dopo l'esecuzione esemplare di una piroetta, lo spin movement!
lo zombie ciondola, ancora confuso mentre jed e' ormai lontano, un lontano relativo fatto di 5 passi appena, ma sufficienti per smorzare qualunque pretesa di rincorsa.

posted by io @ 6:29 PM 0 comments

sabato, aprile 22, 2006

l'angelo di brooklyn


con ali di legno cercava di prendere il volo dal ponte di brooklyn. sono riuscito a rubare un'immagine prima che scomparisse

posted by io @ 10:23 AM 0 comments

giovedì, aprile 20, 2006

studente al jazz standard

volevo solo trovare un locale vicino, economico, gradevole, per passare un po' di tempo ascoltando musica e leggendo il mio libro. Sono tornato a casa e mi sono lavato, improfumato, messo il gel, il vestito della festa, e sono uscito per conquistare la notte newyorkese. insomma jeans maglietta e capello lercio.
prima di uscire avevo selezionato il locale che faceva per me, abbastanza vicino (10 min a piedi, vi ricordo che io vivo a MANHATTAN) e, soprattutto, ad ingresso libero.
Mi incammino, rigorosamente senza zaino e chiavi di casa in tasca, percorrendo una strada a me familiare, destinazione: Kavehaz, W 26th street.
cammina cammina, la familiarita' con quel percoso mi sembrava eccessiva, mentre un pensiero prendeva forma, per scacciarne un altro nato dal nulla.
La mia mente omer-iana ripeteva "non e' il jazz - chiuso - club dell'altra sera, non e' il jazz - chiuso - club dell'altra sera....dho! ! ! ! "
Esattamente lo stesso locale chiuso ! E che cavolo, saro' rincojonito io, forse, ma non e' giusto. E ora? Non avevo voglia di camminare, ne' di attraversare la citta', non volevo tornare a casa, volevo solo trascorrere un'ora, due al massimo, in pace con una birra ed il mio librino. torno verso casa pensando ad un posto che avevo visto qualche giorno prima, ma la fortuna non mi assiste. Arrivo in Lexinton av, casa e li', a pochi passi, ma decido di non cedere: sono qui e vediamo se non trovo un cavolo di posto, che non sia l'irish li di fronte, in cui bere una birra, e magari ascoltare jazz.
Mi muovo un po' svogliato nella zona quando i miei occhi si fermano su un'insegna al neon, per un attimo tutto si fa' in bianco e nero, vedo auto del '56 correre per la strada e uomini con il cappello ed il cappotto camminare al fianco di splendide bionde in pelliccia e diamnati. tremola ed illumina l'insegna del jazz standard.
3 minuti da casa, locale jazz di un certo spessore, una cosa elegante, mica per morti di fame come voi. un posto da gran signori. Vabbe' vediamo quanto costa: 20 porcoddue dollari, e no eh!!!!!!!! uhmm pero' all'ingresso si parla di sconto studenti, uhmm, apro il portafogli e..... carta' d'identita', abbastanza vecchia, professione: STUDENTE. tie' nemmeno ci fosse stato scritto Bond, James Bond.
vediamo se riesco a farla passare! scendo le scale, cerco di assumere un'espressione abbastanza giovane, innocente ed immatura, e mi accosto alla signorina all'ingresso. seleziono un tono di voce leggermente piu' squillante ma timido, abbasso il volume e:
j: "a che ora inizia il concerto?"
s: "alle 9,30 , tra 10 minuti"
j: "quanto costa l'ingresso?"
s: "20 $"
j: "c'e' uno sconto per gli studenti?"
s: "si! se hai un documento valido"
abbasso lo sguardo, prendo la carta d'identita' e dico:
"io purtroppo non sono americano(ma dai non s'era capito) ed ho solo questo documento dove c'e' scritto STUDENTE (che coincide con "student" piu' una zozza e che non serve a molto)"
la gentilissima torda(allocca, chiamatela come volete) legge e decide che quello e' esattamente un documento che attesta il mio status di studente! ! ! !
in quel preciso istante, un flash back:
avevo 19 anni allora, mi trovavo a madrid, con due amici(ahahahahahaha). Eravamo all'ingresso del prado, con le carte d'identita' in mano per usufruire dello sconto studenti - cazzo a 19 anni si e' studenti per forza- ma la guardia spagnola, razza infame e bastarda, decise che la dicitura STUDENTE, che probabilmente differisce di molto dall'equivalente spagnolo, non fosse sufficiente.
Cosi', ieri, mentre pagavo il mio ingresso, scorrevano interminabili le immagini dell'alterco(#@*&^#@) tra la guardia e la mia compagna di viaggio in spagna.
nessuno di voi tranne uno potra' realmente capire e ridere quanto me ieri sera, con la mia carta d'identita' in mano, 10 anni dopo, e con uno sconto studenti.
buona notte

bel locale il jazz standard: ho ascoltato jazz, ho bevuto una birra, ho letto un po' del mio libro...ed ho comprato il mio primo cd.

posted by io @ 6:15 PM 1 comments

Caro Vicino


per favore sii cosi' gentile da usare queste ciabatte( o i tuoi calzini) quando cammini tardi la notto e presto il giorno [10:30pm - 11:30am]
altrimenti suona come un terremoto in miniatura mentre cammini - pesantemente - con scarpe on la suola dura.
I soffitti sono sottili e NON sono insonorizzati.
PER FAVORE agisci di conseguenza, poiche' ho il sonno leggero
#3
(al piano di sotto)

GRAZIE

posted by io @ 11:20 AM 1 comments

un po'....cosi'

il tempo passato comincia a farsi sentire, e' come se ne fosse trascorso troppo senza che me ne rendessi conto. uhmmmm. sono preoccupato. e' passata quasi una settimana, ne restano circa due ed ho deciso di fare alcuni buoni propositi:
1) non piu' di un hamburger al giorno
2) non cadere in tentazione (vedi proposito 1)
3) quando questo ormai lieve mal di gola sara' passato, smettere di fare colazione la mattina con un "cappuccino mocha" o "white chocolate mocha" tall
4) provare il frappuccino al green tea
5) trovare il negozio di strumenti musicali ("c'e' una via intera a new york, solo negozi di musica! ! !" e io che ancora credo alle cazzate)
6) comprare una cassa di birra da mettere in frigo per quando torno a casa ed ho sete
7) varie ed eventuali
non mi sembrano poi tante, nel frattempo, metre scrivo mi cerco un locale jazz per la sera. a NY c'e' il locale di b.b. king: questa sera lui e la sua lucille sono in concerto, sono rimasti solo 11 biglietti a 109$ porca troia 109 no, non e' possibile....vabbe' va, cerco qualcosa di piu' "vicino" alle mie possibilita' economiche
oggi non ho molta fogli di scrivere, quindi mi dedico a selezionare qualche foto. avrei tante cose da scrivere ma non mi va, uffa'.
vorrei consigliarvi un cd che sto ascoltando da ieri, a propostito oggi e' il 19 Aprile, per chi non lo sapesse.
ci sono chiatarristi bravi, chitarristi fenomenali, pippe e musicanti che non saranno mai chitarristi( e parlo proprio di te, tie') e poi ci sono i mostri, e tra i mostri ci sono quelli sacri
"Friday Night in San Francisco". e' una registrazione live. nulla di che', gli artisti sono SOLO dei mostri sacri: John McLaughlin, Al Di Meola, Paco De Lucia.
non sono in grado di dire nulla, quindi taccio ed ascolto.

posted by io @ 11:05 AM 3 comments

martedì, aprile 18, 2006

"and we are here also tomorrow, if u wanna listen to the same shit"

ah!!! finalmente ci siamo. Primo locale jazz dopo quattro sere. confesso di averci provato anche il giorno prima ma il posto che avevo scelto, ha definitivamente chiuso (che culo! direte voi; devo denunciare la guida! dico io), quindi ho optato per 2 cocktails (uno non pagato, ma e' una storia lunga) in un locale carino, attaccato al mio jazz chiuso club, dove proiettavano video di snowboard che nessuno si filava(la gente non capisce molto: avete idea di cosa possa significare freeride in alaska???? qualcuno, tra quelli che leggono, probabilmente si). In ogni caso, domenica sera, dopo, nell'ordine,: harlem(senza negozi di strumenti musicali), barrio(...), 40 minuti di dormita a central park(sole magnifico, mi sono abbronzato), doccia, capelli lavati e poco asciugati(pago con il mal di gola di questi due giorni), ponte di brooklin, frappuccino(ed io che volevo solo una bevanda calda per la gola mi sono ritrovato un frappe'...non ho decodificato bene...), cena a base di roba di granchio insalata birra e salsa piccante(troppo), si arriva finalmente al west village. il west village e' come l'est village solo dalla parte opposta (a-ah, so che e' difficile da credere ma e' cosi'. a proposito est e west village significa che uno si trova ad est, appunto, e l'altro ad OVEST, perche' west non e' un segno cardinale ma una parola che identifica una categoria cinematografica, quella dei film WESTern).Il Fat Cat. entriamo. e' una sala biliardo-ping pong-calcio balilla-curling da tavolo-schacchi-scarabeo: insomma c'e' tutto. Sorvoliamo sulla sconfitta a calcio balilla(l'italia e' pippa si, ma il messico non dovrebbe essere cosi' forte). Il posto mi piace: quattro ragazzine giocano a biliardo, 2 giapponesi a ping pong, altra gente a tutto quello che c'e' da giocare, perfino gli scacchi riscuotono un notevole successo. una birra in attesa del concerto. la sala in cui si terra e' stretta e lunga, poco illuminata e piena di tavolini e sedie, poltrone e divanetti: tutto quello che si puo' trovare per strada, lasciato da chi sta cambiando mobilia, messo li' ad arredare senza criterio apparente una stanza da 50 posti circa. 1 ora circa ed il concerto inizia, 15 $ invece dei 10 previsti, vabbe' fa nulla, non c'e molta gente, anzi non c'e nessuno, tranne un giapponese o presunto tale che tiene il tempo tamburellando con le dita sul suo bicchiere. Ora io dico: "ma se tu si venuto ad ascoltare chi suona, perche' io devo sentire le tue bastarde dita che si muovono? in fondo anch'io sono venuto per sentire chi suona e tu NON sei un suonatore." questo mio fugace pensiero si traduce in un paio di sguardi commiserevoli verso quel gesto spontaneo, privo di cattiveriea e di RISPETTO, e sembra che con un paio di voltate di testa ce l'abbiamo fatta.suonano oggi: un impiegato di banca, omicida, stile "Un giorno di ordinaria follia", camicia bianca, occhiali con montatura spessa, pantaloni neri, scarpe di pelle, nere, un po' rovinate(magari italiane), al SAX, una giapponese autistica alla batteria, pastore sardo con coppola nera al pianoforte, innocente americano biondo al contrabbasso. nessuna domanda sul colore della pelle: erano tutti bianchi e allora????? a concerto iniziato si presenta luis miles, altezza di armstrong con volto di davis, barcolla da degna icona dei tempi che furono, anche se non gli e' mai appartenuto. suona la tromba, la suona bene. fa' la sua porca figura come tutti gli altri. ogni tanto si siede, barcollando per arrivare alla poltrona, ma sembra che il suo tasso alcolico scompaia quando, immobile, in piedi, suona. a meta' concerto la svolta finalmente: l'aria si riscalda, e il buco si riempe. entrano due pressappoco, si parla di eta', donne e si buttano su un divano. ascoltano e fanno foto. il flash illumina i volti dei musicisti e un'espressione di nutrito interesse si affaccia, per nulla timida al nostro trombettista. E' ora per lui di lasciare il passo agli assoli dei compagni, e come al solito arranca, barcolla, si regge, ed a stento trova la sua poltrona, che non e' piu' la stessa. sara' un caso ma ora si trova dalla parte opposta, vicino al divino ove, sovai sono stravaccati i due angeli neri. Non credo vi sia mai capitato vedere un musicista rimorchiare durante un concerto, ma se anche fosse sono sicuro che mai vi sia capitato di sentire la sua voce crescere oltre la musica e disturbare ! ! immaginatevi a parlare a voce alta durante un concerto, a 1 metro dai musicisti, disturbando loro prima e gli avventori poi: un calcio non ve lo toglie nessuno, e sicuramente farebbe bene quella gamba. Ma all'ormone non si comanda. e cosi' durante l'intervallo l'intera band, a parte l'autistica giapponese, scondinzolava seduta intorno alla suddette fanciulle. a concerto ripreso se la sono svignata, ma siccome tutto il mondo e' paese vorrei riportare qui un piccolo estratto, da quanto sono riuscito a sentire: ld "andiamo a prendere un pezzo di pizza dopo?" df1(dolce fanciulla)"hi hi hi hi"df2 "c'e' il mio ragazzo che ci aspetta"
Al Fat Cat dopo l'una iniziano jam session, fino al mattino. verso la fina hanno cominciato a fare il loro incresso altri musicisti, ognuno con il suo strumentino, tromba, chitarra, sax, pianoforti sulla spalla (vabbe'), non erano molti 6, forse 7, circa il 300% in piu' del pubblico, mica male...
prima che il gruppo lasciasse il palco, i musicisti si sono presentati, forse, ed hanno invitato il pubblico a tornare l'indomani: avrebbero suonato di nuovo. grazie a tutti e grazie a lm per il suo invito, sincero, per nulla interessato.

posted by io @ 7:41 PM 6 comments

lunedì, aprile 17, 2006

harlem, alla messa,i cori gospel

ho attraversato harlem, e alla fine mi sono sentito bene. la paura iniziale, un terrore, quasi, figlio di raccomandazioni, racconti, storie, si e' dissolta con il sole di una magnifica domenica ed il vento l'ha portata via. "come un rabbino ad harlem". una citazione poco colta, ma non siamo uomini (e donne) di cultura. harlem e' nera. harlem ha un cuore islamico. e un cuore battista. e un cuore protestante. harlem e' la musica in ogni angolo, in ogni negozio. gospeljazzbluesraphipopblack. ad harlem per strada si vende sapone profumato, incensi ed olii colorati. si vendono libri sui neri d'america, malcom x, martin luther king, islam e balck power. poster jazz, blues, foto, oggetti africani. se vuoi ti colorano i capelli e te li acconciano, io non ho voluto, ho perso la mia occasione. la gente che va in chiesa e' elegante. le bambine sono avvolte da gonne lunghe e morbide, i bambini stratti in giacche spigolose e cravatte.
gli uomini hanno il cappello e sfuggono spesso crespi ciuffi brizzolati. le donne scarpe con tacco, borsette lucide. grandi sorrisi. bianchi. entrano ed escono dalle chiese, le macchine in doppia fila, risate, gelati.prima che entrassi mi hanno chiesto se mi sentivo "cool", se volevo fare un giro interessante ad harlem, ho detto di no: mi sento cool, ma il giro lo voglio fare da solo.harlem e' un quartiere, a tratti un ghetto. non e' degrado, non lo e' piu', se prima lo e' stato. non e' una contraddizione. non sono entrato in nessuna comunita', non volevo sentirmi turista, anche se so che non sarebbe importato, avevo lo zaino da giovane marmotta.il confine di harlmen ad est e' la stazione. si passa sotto il cavalcavia e tutto cambia. qui inizia il degrado, lento, povero, forse cio' che ieri era harlem. i colori cambiano, i capelli sono lucidi ora, lisci, tirati indietro in piccole ciocche appiccicate, brillantina. camicie a quadri, figure piu' basse, tozze, bianche. volti a punta, sguardi sfuggenti. musica latina. Il barrio. Ho camminato anche qui, in lungo e largo, senza nulla da vedere se non la vita, li' sulla strada, consumata tra parole e gesti. non mi e' piaciuto e sono tornato ad harlem. mi sono sentito un po' piu' a casa tra quei pantaloni e magliette larghe, spalle con stereo sopra che fanno vibrare l'aria, e la mia testa a seguire il ritmo. c'e franco che vende quadri e stampe: ha dipinto opere sulle saracinesche dei negozi della 125 st. mi chiede se compare il suo nome sulla mia guida, controllo, no non c'e', non potevo mentire. apre una guida giapponese di ny che ha sul banchetto e mi fa vedere che e' citato. io farei causa alla casa editrice.in un fast food ho comprato pollo fritto, di forma a crosta strane, e l'ho mangiato camminando, per starci dentro. mi sono ustionato il palato.nonostante harlem, il colore e la musica: NON HO TROVATO UN NEGOZIO DI STRUMENTI MUSICALI ! ! ! ! ! !

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lo spazio come assenza

a new york oggi mancano le twin towers.

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la donna con la fiammella ed altri racconti

in realta' non esiste nessun altro racconto. anzi, non esiste nessun racconto. l'ho vista! dopo due ore che camminavo lungo la riva del fiume new jersey. dopo aver visto gente correre, andare in bici, sui roller trainati da cani, giocare a basket, a tennis, passeggiare, mangiare, dormire sdraiati sull'erba, parlare, scerzare, baciarsi, bere. dopo tutto cio' dopo aver sentito il peso di ogni passo, ogni singolo altro passo, lei era li' immobile, la statua della liberta' tra simbolo, significante e significato. credo si debba arrivare in nave a ny per comprendere cosa abbia significato negli anni per sognava di essere americano.
non credo andro' a vederla: mi e' bastata cosi', distante e al tramonto, la statua.

posted by io @ 6:03 PM 0 comments

delusione

chi credeva che non sarei stato deluso da nulla qui a ny? bhe forse io. l'entusiasmo e' tanto e continuamente guardo tutto quello che mi circonda sempre stupito e divertito, guardo con gli occhi della tv, dei telefilm americani, dei film made in hollywood. e con la mente a Il padrino, Scarface, Carlito’s Way, Donnie Brasco, ho attraversato Little Italy, ridotta ormai ad una strada di ristoranti, e cappellini verdebiancorosso, e qualche festone, e camerieri che farfugliano autoritari inviti ad entrare e mangiare "a pizza" o quello che e'. come se di tutta la violenza ed i morti ed il sangue versato sia rimasto soltanto il pomodoro usato nei film, a condire i piatti per i turisti. che fine indecorosa. Resta una sola strada da percorrere per fingere che nulla sia cambiato e che ancora ci sia qualcuno che con un si o con un no muova i fili di un quartiere intero.Se fosse una partita di calcio italia-cina : 1-4! questa e' la fine. chinatown ha mangiato little italy. Il drago ha mangiato ...???? ha mangiato tutto! Se vi chiedessi cosa avete in mente pensando a chinatown? drogati come me di america? io, Grosso guaio a chinatown. ma come tutti i film americani ambientati a chinatown anche questo si svolge durante il capodanno o almeno in quartiere addobbato, in festa. il 15 aprile non e' festa. e nessuno gira per le strade confondento il sacro con il pagano, la vita con la morte, l'ordine con il caos. Nulla esplode e nulla si muove. dove sono le lanterne e i draghi? dove? e i fuochi d'artificio? e i petardi? e la gente che urla? dove e' che si combatte? bruce lee? la mente e' preda del delirio post rivelazione. ingannevole la realta' che si manifesta. DENUNCERO' HOLLYWOOD. oppure la citta' di ny, e' solo da decidere.

posted by io @ 5:51 PM 1 comments

domenica, aprile 16, 2006

jed e le giovani marmotte


jed e' californiano, di s. francisco(l.a. sucks). jed e' jeremy edward d(qualchecosa). jed era mormone. jed e' stato mandato in irlanda a predicare. jed e' scappato. jed si e' fatto l'impossibile. jed e' stato in giappone(2(con indice e medio) volte). jed ha girato l'europa dell'est(2 volte). jed ha fatto tutto due volte. jed aveva un cancro in testa ed e' stato operato. jed ha un tesserino dello stato della california che lo autorizza a fumare marijuana per curarsi. jed ha attacchi tipo epilessia. jed ha fatto la chemio. jed non ha bevuto per un anno perche' prendeva le pillole. jed e' un processo in background. jed ha un giacchetto arancione. jed ha ri-bevuto ieri per la prima volta. jed ha un paio di occhiali da sole neri formato schermo 16 pollici avvolgenti. jed fuma la mariuana usando una sigaretta di metallo, come se fosse oppio. jed ha sempre una storia da raccontare. jed mi ha scelto come compagno di fumata. jed ha uno zaino in spalla. io e jed nella notte del village abbiamo camminato con gli zaini in spalla come due giovani marmotte. da questa sera lascero' sempre lo zaino a casa. jed ha bevuto troppo alla fine. io 3 corona, una non so cosa, una guinness , una vodka. jed ha detto che avrebbe preso la metro per tornare a casa. io ho preso un taxi. la notte e' piena di luci a new york. un'acciaieria.

posted by io @ 9:56 AM 2 comments

sabato, aprile 15, 2006

l'indiano e la pugilessa


nella notte metropolitana ho vagato con un sorriso ebete, cacciatore di immagine, instancabile camminatore, mangiatore di hamburgers, stomp.la musica effettivamente manca, al ritmo delle luci e dei taxi che corrono, turbanti al volante che parlano, arrancando lungo i marciapiedi alla ricerca di camminatori stanchi, turbanti dell'india lontana di chissa' quale anno, turbanti di barbe arruffate e odori di cibo fritto ed incensi, turbanti di voci roche che voltano l'angolo e scompaiono, insieme con le loro luci rosse sulla carcassa gialla.cosi' nella scelta di muoversi nel sottosuolo nuove scarpe calpestano le strade e i vecoli nascosti alla luce delle finestra di sopra. lo scintillio ora e' minore, ognuno ha il suo percorso invisibile da seguire, fatto di soste e corse e scalini e porte da attraversare per andare dove?
due guantoni blu e bianchi appesi ad una borsa di pelle(italiana?), seguono la strada per una palestra, trasportati da un'esile bianca figura che di pugilato non ha nemmeno il sogno.

posted by io @ 12:00 PM 0 comments

venerdì, aprile 14, 2006

manamanah

per chi ancora non avesse subito il contagio
http://video.google.com/videoplay?docid=-4132917269682489966&q=manamanah&pl=true
just to be easy
me lo sono portato dietro anche qui, non ho musica quindi...
manamanah tu tu turutu
manamanah tu turu tu

posted by io @ 2:47 PM 0 comments

giovedì, aprile 13, 2006

ed il primo giorno e' finito

bene bene bene
c'e' chi legge e chi risponde, carino no?
cerchero' di dedicare un'ora al giorno divisa in 2 sessioni da 30 minuti (con intervalli di 8 ore e cambio campo, senza supplementari, vabbe' va!!)
dove eravamo rimasti?....il tassista giusto.
il mio tassista guidava male, era di origine messicana e un paio di volte c'e' andato vicino al botto , almeno secondo me. ma a voi che vi frega? sicuramente nulla e nemmeno a me quindi cambiamo discorso.

da bravo parassita quale io sono, appartenente alla peggiore razza di parassiti che sia mai esistita, la razza umana, mi sono istallato in casa e nessuno mi schioda piu'. Ora sono il possessore, sfido chiuque a dimostrare il contrario, incluso te povero stefano che ti ritroverai a dormire sotto i ponti al tuo ritorno, di un appartamento a manhattan in lexinton av, tra la 28ima e la 29ima. C'e' pero' un problema: verrei fare una di quelle affermazioni simpatiche ad effetto del tipo "questo e' l'ombelico del mondo" ma non posso perche' quello e' l'isola di pasqua, che si avvicina e quindi cominciamo a fare gli auguri: auguri a tutti; non va bene nemmeno "sono nel buco del culo del mondo" perche' quello e' L’Hoggar(e questa e per due sole persone)...allora dove sono? secondo me tra il fegato e la cistifellea, magari l'esofago boh!, la geografia anatomica non l'ho studiata. Sono pero' possessore di un appartamento come dicevo: la mia roba si e' espansa come una tenda da campeggio di decathlon: 20 cmq che diventano con un solo gesto la tenda di harry potter, e che non sono riconducibili alla dimensione originaria.

per chi ama le atmosfere gotiche e i cartoni animati americani(alcuni in particolare), new york e' il posto adatto. ieri sera/notte dipende dalla concezione che uno ha dell'orario e anche, e soprattutto, di cosa segna quello che portate al polso, ne ho visto uno.
voglio farvi indovinare: il palazzo, era irregolare, una sorta di torta nuziale squadrata a 8 9 livelli, la luna era quasi piena (non dispero e tornero' anche questa notte) e splendeva tra due nubi deformi, come se si fosse appena aperta la strada a fatica, illuminando una parte di quel palazzo, quasi un angolo solo, ed in quell'angolo, appollaiato e vigile, artigliato al cornicione, maestoso ed imponente, grandioso, unico, Goliath, il Gargoyle. un'istante e' durata la visione, un gesto solo per afferrare il mio giapponessissimo cattura immagine, ed e' scomparso. La foto non e' venuta: di voler catturare uno squalo con un amo da pesce rosso, beh io ho provato ad illuminare la notte con il mio flash. avrei dovuto: fermarmi, selzionare flash off, trovare un punto d'appoggio, poggiare, puntare, mettere a fuoco, schiacciare ed aspettare i 38 circa secondi necessari. questa sera ci riprovo e quando lo vedrete in foto allora mi crederete. goliath capite?? mica topolino o paperino. goliath
domani, domani...aspetto la notte...come loro.

voi intanto dormite....

posted by io @ 6:31 PM 5 comments

l'arrivo (2/2)

ammazza il fuso

vi do' un consiglio: se qualcuno vi dice un giorno che dovete ammazzare il fuso, che e' meglio per voi... bhe, non credetegli, non e' vero.
Quando ieri cristian mi ha detto: "usciamo e cosi ammazzi il fuso, devi ammazzare il fuso" io credevo si riferisse al fuso orario, ed invece no. devo aver ucciso qualcos'altro, non so, un organo interno, un paio di sinapsi, qualche rete neuronale, magari un quarto di emisfero cerebrale, fatto sta che questa mattina ero distrutto, devastato, fisicamente inestistente, inabile al movimento, incapace di intendere ma non di volere e con un solo unico desiderio: RIPORTARE IN VITA IL FUSO, qualunque cosa essa fosse. La doccia mi ha aiutato, ed anche la mia prima camminata

nonostante sia qui da nemmeno 24 ore sono cosi' tante le cose che vorrei dire, che avrei bisogno di un'ora per ogni ora vissuta...mhmm quasi quasi gli faccio la proposta di tenermi il doppio del tempo, chissa'? a fronte di cotanta motivazione potrebbero anche dire di si...

non vi elenco brevemente i fatti salienti di queste 24 ore, almeno non per ora, credo che vivro' questo blog sempre in ritardo ed in affanno, ma voglio dedicare poche righe all'arrivo vero e proprio: l'ingresso nella citta'

taxi per manhattan:
all'imbocco del ponte(quale? che vi frega, non lo so) il tassista si volta e mi fa' : "welcome to the capitol of the world", si rivolta, allunga la mano e cambia canzone passando dalla radio ad un cd e che musica avra' mai messo?, che canzone era "on the air" in quel momento?, c'era forse qualcosa piu' scontato, turistico, banale, di "New York, New York" cantata da franckone sinatra? no, non c'era. eppure credetemi, saro' un turista pero' attraversare quel ponte mentre si delineano all'orizzonte, sempre di piu', sempre piu' alti, sempre piu' belli i grattacieli di manhattan. il fiato si spezza quasi e gli occhi si riempono di grigio e marrone e nero e blu e tante piccole minuscole finestre e finalmente ci si sente a New York !

posted by io @ 10:35 AM 3 comments

mercoledì, aprile 12, 2006

l'arrivo (1/2)

allora....
quanto mi piace iniziare con "allora", come se ci fosse qualcosa in sospeso, come se l'interruzione dalle parole precedenti fosse realmente breve
sono arrivato
sono a new york, per chi non avesse capito bene, per chi non lo sapesse, per chi non si e'(gli americani non hanno tastiere con accenti, e tutti i caratteri sono invertiti porca paletta) sorbito le mie esuberanze, per chi non c'era, o era distratto, o guardava dall'altro lato, per chi credeva in "lost", e per chi non crede piu' a quello che dico (e non so perhe', proprio non capisco)...insomma per tutti: SONO A NEW YORK, e ci aggiungo pure un bel PORCODDUE(e PORCANNA)
dopo, 9 ore di volo sono in ufficio con un occhio chiuso ed uno semi chiuso, ed un problema con lo "stop_all"(qualcuno sa di cosa sto parlando).
gil america trascorrono meta' del loro tempo a mangiare quando sono sull'aereo: vengono drogati, si muovono solo al richiamo di quei carrelli maledetti che portano loro cibo e bevande ogni 90 minuti circa. E' come se la compagnia aerea decidesse di drogare l'aria per far stare tutti piu' tranquilli, che so, aumentando la percentuale di ossigeno per "fottere" i cervelli. loro sono li con il loro sedere piu' o meno grosso incastonano, anzi incastrato nei comodi (?) sedili a fissare uno schermo, ciondolando e scodinzolando quando si avvicina il carrello, come i bambini con l'omino dei gelati. Secondo me le compagnie offrono cibo per evitare che qualcuno impazzisca: in fondo 8/9 ore su un aereo non sono una cosa "simpatica", nonostante tu abbia sonno o un bel libro, anche se non bello almeno interessante, da trascorrere (sto scrivendo un periodo alla saramago, di quelli da rileggere almeno 8 volte prima di trovare il bandolo della matassa...solo che lui fu nobel io fui schiappa) e se per giunta sei fumatore o fobico (lo sapete che parlo di voi due) il rischio di saltare su e mettersi ad urlare aumenta...e la compagnia aerea che fa? ti da' cibo, carboidrati e zuccheri, e tu diventi stupido. L'americano, notoriamente intelligente mangia tutto, anche quello che si e' portato e, soprattutto beve tutto, ed ogni volta. Non serve chiedersi cosa beva: quanto di piu' colorato gassato profumato ed inutile gli venga offerto; pero', ad onor del giusto bisogna riconoscergli che e' vero che instupidira' prima degli altri, me lo fara' sapendo esattamente con quante calorie.

Non crediate che io mi stia prendendo gioco dei miei "ospiti per le prossime tre settimane": la mia e' informazione, non di regime, libera.....

ma torniamo A NOI (bhuauauaaua quanto rido): volo comodo e nutriente (vedi sopra); libro letto : "survivor" (mancano solo poche pagine, non e' un gran che, ma almeno il protagonista racconta la sua vita su un aereo che sta precipitando e mi sembrava uno splendido contesto); paesaggio piu' bello: confine spagna portogallo, un blocco di pietra che dall'alto dava l'impressione di essere molto grande, che si ergeva nel mezzo del nulla, esaltando il contrasto con la pianura che lo circondava, decorato, sulla sommita', da una lingua bianca come glassa colata.
[Comunicazione personale: dobbiamo tornare in portogallo]

l'arrivo mi ha incollato al finestrino: ci sono delle isole e delle penisole !!! avreste mai pensato che negli USA ci fossero isole ed isolotti ? sfido chiunque di voi a dire "si, ma dai..."
mentre l'aereo virava io amiravo un paesaggio sconosciuto: gia' sembrava diverso ! non c'e' nulla da dire: qui anche le isole e gli istmi di terra sono diversi ! ! siamo in america, lo vogliamo capire o no ???
infine dopo aver sorvolato un pezzo di costa, secondo me piu' per scena che altro, si sorvola il primo centro abitato, e poi il secondo ed il terzo e cose' via, sempre piu' vicini tra loro, sempre piu' senza soluzione di continuita'(secondo te qui ci sta bene questa espressione ????), ed eccoci sopra le case dei simpson, nei quartieri dei simpson. lo so che non e' Springfield, ma l'urbanistica e' quella: case a schiera, due pieni, piccolo giardino (se davanti pulito ed ordinato, se dietro una piccola discarica), steccati in legno o recizioni da scavalcare durante una fuga notturna, vialetti, macchine parcheggiate, pulimino giallo e burt in bici(vabbe' adesso ho esagerato...).
Le immagini iniziano a prendere forma: cosa cerco? la sovrapposizione, esatta, tra quanto visto letto e pensato fino ad oggi, e quanto realmente e' vissuto in america.
La mia immagine coincede con la loro realta'?
a domani
buona notte

posted by io @ 6:57 PM 2 comments

lunedì, aprile 10, 2006

ancora 48 ore (circa)

vorrei dire : "ci siamo" o "ci siamo quasi"
ma ancora non mi sento di dire nulla.

questa è un'introduzione? hummm
no, e nemmeno una prefazione....

questa è l'attesa

posted by io @ 6:35 AM 0 comments