messo

published by joe

alla porta



lunedì, ottobre 30, 2006

il peso delle responsabilita'

schiaccia i pensieri e ammutolisce. Non sono colpevole di cio' che accade, non sono colpevole delle scelte altrui, non sono responsabile dei processi mentali, ma non riesco ad andare via, resto a guardare e meditare. cosa posso fare? come espiare una colpa che so che non mi appartiene? un salto non basta, una capriola, un cappello a 7 punte con campanelli dorati ed una rima stupida. tacere e' meglio, ed aspettare: e' sempre e solo questione di tempo.
devo essere meno retorico e forse meno ripetitivo. forse ora scatta la quarta birra, sicuramente un'altra sigarette. La cena ci e' piaciuta, almeno questo: soffritto di cipolle, zucchine, noci e pomodoro. la vicina era in casa quando sono tornato con la spesa, non l'abbiamo invitata, forse avremmo dovuto, o forse no...inculo! domani forse ci vedremo, domani, la notte delle streghe e degli scambisti. forse: tutto e' indefinito.allora...inculo.
Vivo con una coppia da 3 giorni. forse non ho fatto abbastanza per sparire, mi restano 5 giorni per fare del mio meglio, di mia sponte, e' giusto. Io so cosa vorrei, tempo e spazio e intimita'. Forse le femmine faranno shopping selvaggio, hanno rifatto la lama alle carte di credito, in uno stridere di scintille; tutti hanno uno splendido costume. forse da domani un po' di foto, io saro' bellissimo!
forse qualcuno perdera' la testa e lo stomaco. tutto e' un rischio che deve essere accettato prima di iniziare a giocare.

certezze...

NON HO TROVATO ZUCCHE MA HO TROVATO SPUGNE!!!!

a ny non sei nulla se non hai soldi, ma c'e' sempre sturbucks dove sedersi a leggere un libro senza consumare.

niente birra, passata la voglia. devo lasciare agli animali selvatici un po' di bosco dove muoversi, da domani, come sempre

serena vita

posted by io @ 11:47 PM 2 comments

giovedì, ottobre 26, 2006

racconto zen

"ogni giorno un monaco andava al mercato dove un contadino si lamentava urlando ed inveendo contro ogni cosa. il monaco sceglieva la sua frutta e solo quando il contadino era ormai esausto, con poche parole, lo vedeva tornare alla ragione. Il monaco cambio' mercato e il contadino continuo' a lamentarsi, e comincio' a guadagnare meno."

qualche giorno fa' mi sono svegliato alle 2am. notte!!!. cosa fare? la lista dei buoni propositi comprendeva un po' di vagabondaggio tra le 2 e le 4 del mattino...cosi' sia.
mi sono infilato jeans e maglietta, giubbotto(qui fa' gia' freddo (8 gradi)), taccuino e penna per l'altro proposito e sono uscito. al piano di sotto suonava una sveglia, dalla porta della prostituta(ebbene si ce n'e' una nel palazzo) provenivano voci. sono sceso in strada e ho controllato la situazione: raccolta spazzatura, autisti di nolo davanti all'albergo, prostituta, anzi chiamiamola mignotta(...mignottone no), all'angolo della strada che parla con un cliente. tutto sotto controllo. decido di andare a est, destinazione nessuna, obiettivo:diner con polizziotti; risultato: disadattato come me che mi chiede un po' di spicci: ho capito solo che sfortunatamente non aveva soldi per non so quale motivo, e, non avendo afferrato la motivazione fasulla, ho deciso di dirgli che anch'io non avevo, sfortunatamente, soldi con me.
decido di tornare a casa dopo un'ora, il sonno non s'era nemmeno
affacciato a salutare, no fame, no sete, nulla di interessante visto, NEMMENO UN COP! non dico uno da 130 Kg seduto davanti a ciambelle e caffe', ma almeno uno mingherlino da 65 Kg solo con il caffe' e magari anche in piedi, nonostante i 4 diner aperti. in attesa, all'ultimo semaforo, con gli occhi gia' puntati sul portone, mi saluta una bionda da un truck che mi passa davanti; mi volto verso l'angolo, non c'e' piu' nessuno: ok, era la mignotta "stradale" che andava via. ebbene si, mi saluta. Salgo le scale e dalla porta di quella "domestica" escono voci: alle tre, in casa, ancora si lavora. Sono da poco passate le 9 in italia, accendo il computer e 4 anime pie mi fanno compagnia fino alle 4,30 quando finalmente qualcosa si distende: sono pronto per dormire un po'.
La profezia non s'e' avverata.

posted by io @ 12:04 AM 0 comments

venerdì, ottobre 20, 2006

esondazione I

3 birre e un jameson per iniziare la sera. bukowski. m'e' venuto in mente insieme al bisogno di evacuare merda. il mio inglese fa' schifo, cosi' come il vostro, quindi fanculo a tutti, me compreso.inizia la socializzazione. freccette e birra. hi joe. what's up? fanculo di nuovo. io cerco questo, almeno per ora. in culo i locali e tutto il resto. ho saltato una cena. sono tornato alle nove, dopo aver parlato con sfigati come me che vestono una magliette del cazzo, un cappello a volte, e tirano freccette. Mi sono sentito in irlanda. Una notte dublinese a bere un giro di guinness con tutti, non ricordo piu' nemmeno i nomi. mi sono appena fatto una sigaretta, adesso: ho resistito fino a ieri. sono sulla strada. non ho una giacca e non la voglio ora. ma se devo raggiungere la compagnia italiana mi serve un look diverso. faro' la barba, la doccia e' gia' passato. cartine e tabacco, birra, mi manca un lavoro da postino e una vena, non bastano due frasi sincopate, qualche punto a caso. mentre suonano i king crimson penso a quello che voglio. ho mangiato 2 sandwich, o meglio 4 fette di pane riscaldate con pomodoro e sottiletta, un sorso di succo d'arancia e un pezzo di formaggio. Non faccio un pasto italiano da quasi un mese. devo rendere conto alla mia testa, ma non e' lei che comanda, non ancora, il fastidio oggi non diventera' dolore. Oggi ultimo giorno di khalim, tutti al pub dopo il lavoro, io sono arrivato per ultimo: una fetta di torta al cioccolato mangiata con le mani, e via a parlare con tutti, sembravo il festeggiato. Non devo piu' prendere lezioni di inglese da jed, questo e' il consiglio di patrick, nonna di kilkenny e nonno di cork, chris m'ha offerto una sigaretta, il whiskey per riscaldarsi e un paio di domande, io non chiedo mai, rispondo e ascolto. non conosco i nomi degli altri, le mie magliette made in jail sono sempre un ottimo spunto per la conversazione. Domani si cerca casa con wailey, o come cavolo si scrive, e poi inserimento in un contesto americano: barbecue a casa del padre per vedere la partita di football. Se dovessi scegliere adesso, prenderei una casa da solo, so che domani non la pensero' nello stesso modo. ora mi riposo mezz'ora e poi esco. vi saluto con l'inchino sempre in bilico sull'orlo del destino.



sono passate 4 ore, ce l'ho messa tutta, non e' colpa mia. Sono finito al duvet, discoteca con letti all'interno, un posto bianco. ho resistito per 3 ore, spostandomi, sedendomi, camminando, guardandomi intorno. 3 ore a sperare che qualcosa accadesse: un terremoto, un incendio, gli alieni. alle 9,20 ero li', presentabile per la compagnia, elogio alla camicia, la barba rimasta attaccata al viso: passabile. locale VUOTO. abbiamo aspettato il quarto, chiacchierando un po', per un drink. piano piano l'alveare si e' riempito. insetti di tutti i tipi, con culi e tette di ogni forma, in allestimenti variegati, muscoli da palestra, stivali, cappelli, camicie e giacche, fighi e sfigati, tutti con un biccihere in mano, o una birra: la ragazza con il cappello, Biff Tannen con il colletto della camicia bianca ben aperto sulla giacca, spalle e collo da americanone del sud, cinesi e giapponesi, alcolizzati. gran discoteca, di quelle dove non si balla. ragazzine e puttanieri e puttane, rimorchiatori di professione, urti continui e strofinamenti. si fa' la file per entrare, per muovere il sedere e per vederlo muoversi.
uno zoo invertito, dove gli animali vogliono entrare nelle gabbie. sono fuggito solo dopo 3 ore di resistenza, e ho camminato fino a casa, 21, 20, settima, porca ho sbagliato strada, 21,21,22, sesta, quinta.....mi sarei fermato in una tavola calda, di quelle aperte tutta la notte, quelle dei film, a prendere un caffe' accanto a due polizziotti in pausa: non ne ho trovate, era presto, e non avevo il look adatto.

buoni propositi:
ricordarmi di portare sempre con me un taccuino per annotare posti e strade e catalogare gli angoli di ny
vagabondare un po' di piu' tra le 2 e le 4
non tornare al duvet: rischio l'arresto per vagabondaggio
studiare il trattato:"l'italiano e l'uso del verbo"

posted by io @ 9:49 PM 0 comments

martedì, ottobre 17, 2006

alle volte succede anche questo

address: xxx@nyc.rr.com
i warned you motherfuckers before. nobody rips me off..nobody! reverse the charge on my acount or i'll come to your office and burnt it to the fucking ground.
yeah you motherfuckers i put it in writing. i'll come to 120 broadway and kill everyone of you motherfuckers and leave you where you fall.
reverse the charges on xxx.yyy.5669 now or you're gonna fucking see carnage at 120 broadway

posted by io @ 3:02 PM 0 comments

domenica, ottobre 15, 2006

viaggio in china, solitario

incassato il gol di amoruso, ho deciso che non valesse la pena prendere per il culo michele...ho giusto chiesto se avessero gia' calato il secondo dopo, il giro di telefonate ai parenti (1 sola a dire il vero), e quella ad un cellulare che non rispondeva. ho infilato il magnifico giubbotto da banda metropolitana post bellica, sono passato a dare solo una pacca amichevole(ironica) al cinghiale e sono uscito.
Sole, nemmeno una nuvola all'orizzonte, che da manhattan in genere non si riesce a vedere, un po' di vento, la pelle del viso che si comincia a riscaldare, 15 gradi, un lusso considerando ieri sera.
Meta da definire, pensavo ad una colazione pesante, magari un brunch, un ranch, un ponch, bho, qualcosa che suonasse figo. ho sciolto i capelli ed ho lasciato che la medusa che mi avvolge il cranio nudo decidesse la strada, dirigendo il tempo, il mio tempo (la butto li', questa non e' semlice). ho sbirciato il mio riflesso in una vetrina a specchio, mi sono compiaciuto dei mie capelli eccesivamente lunghi, alla toki, colore a parte: ancora beneficiano del lavaggio di ieri.
penso di andare a sbattermi al village, sicuramente e' pieno di posti per mangiare. Ho un libro in tasca ma non voglio entrare in uno sturbuck per leggere : o al sole o non si legge oggi.
intanto la fame e' passata: ho capito, oggi si cammina soltanto. Passo davanti al joe's pub, lafayette avenue, noho. villagge? ho voglia di vedere qualcosa di nuovo, odori nuovi, facce diverse: non voglio gente cool, voglio solo camminare. decido di perderm del caos a rubare immagini, la prossima volta mangero' anche









posted by io @ 8:01 PM 0 comments

citazione

"Ciao, tesoro, ce ne andiamo?"
"Un'altra volta."
"Dai , che ti lecco per bene le palle."
"Grazie. Me le sono gia' portate leccate da casa..."

posted by io @ 9:21 AM 0 comments

sabato, ottobre 14, 2006

pumpinks





Etichette:

posted by io @ 9:00 PM 0 comments

giovedì, ottobre 12, 2006

dopo 5 giorni


ieri si e' schiantato un piccolo aereo contro un palazzo a manhattan, upper east side: nessun attentato, morto solo pilota ed istruttore, o quello che diavolo era, NESSUNA SCENA DI PANICO IN CITTA', o almeno non nell'ufficio.
con la scusa studiamo un po' di geografia e urbanistica della citta' di new york e, nello specifico, dell'isola di manhattan.

A: dove si e' schiantato l'areoplano - 71st street and York avenue - Upper East Side

B: dove vivo - 127 lexington avenue (at 28th street) - midtown manhattan east

C: dove lavoro - 120 Brodway, Wall Street per capirci - Financial District

posted by io @ 9:46 PM 0 comments

un po' di foto

zen e minnie










semola e minnie










fionn

Etichette:

posted by io @ 9:21 PM 0 comments

lunedì, ottobre 09, 2006

mettetevi comodi che vi racconto una storia...(la pizza e la rivelazione)

(vinc)enzo dice che dobbiamo accendere il forno, mangeremo pizze. ah, si parla di cibo. mi chiede se voglio un drink, e la cosa comincia a piacermi: vino o altro? vino per tutta la vita (a quanto pare bevono vino), rosso lo preferisco.
prende una bottiglia di shiraz cileno ed una simil trivella di plastica per stappare: posiziona il congegno nasa sul collo della bottiglia, impugna una leva posta sulla sommita' e con mano esperta e sicura pigia verso il basso; la leva compie un quarto di giro verso il basso. La mano si muove di nuovo e la leva ora corre verso l'alto compiendo questa volta mezzo giro, terminando la sua corsa dalla parte opposta ed il, gioco e' fatto: la bottiglia e' stappata.
Resta la vite infilata nel tappo: un nuovo movimento della leva e anche il tappo e' un problema passato.
Versa il vino in due larghi bicchieri e scendiamo in giardino, da uomini, ad accendere il forno e parlare di politica, lavoro e ...basta perche' di baseball non so nulla(che delusione).
Iniziamo a chiacchierare, si complimenta per il mio inglese, bha se lo dice lui, il bicchiere si svuota e il forno si riscalda. caccia da una custodia una pistola con schermo digitale, serve per misurare la temperatura del forno senza infilarci la testa dentro: si punta e si legge, e la vita e' semplice...
mi sembra esperto, ha fatto il pizzaiolo per 20 anni circa, ho fame e comincio a credere che mangiero' bene. sono le 2, scende qualcuno con la bottiglia che avevamo lasciato in cucina e un vassoio con olive, salame, formaggio, parmiggiano e un cestino di pane. Vorrei baciare l'angelo che ha portato tutto cio', il pastore che si e' presentato alla mia grotta con questi doni.
Aspetto che (vinc)enzo inizi, e disinvolto placo la mia famelicità. bevo, assaporo, e chiacchiero. ogni tanto il mio sguardo si perde tra gli alberi, quando non ho piu' nulla da dire, l'atmosfera si irrigidisce un poco, e (vinc)enzo enuclea nuovamente i pregi della vita li'. Il vassoio ancora contiene del cibo, mi aggiro circospetto ed ogni tanto allungo una mano, rapida e sciolta, ancora mi muovo entro i limiti della decenza. il vino sta per finire, inizio a preoccuparmi.
Ad un certo punto la svolta. Il forno ancora e' distante dalla temperatura ideale, (vinc)enzo mette un nuovo ciocco di legno e colgo la parola "governo": sta dicendo che a lui non piace il governo, inteso come organizzazione. Non posso non farlo, bramosia di conoscenza, curiosita', divertimento: l'occasione e' ghiotta, non posso non chiedere, non e' un esca, e' un'offerta, ne approfitto.
"mi sembra che a new york, come dire, ALLE PERSONE NON PIACCIA BUSH!", mi guarda, sorride appena e mi dice "you know, bush e' repubblicano, a new york sono prevalentemente democratici. bush qui non l'hanno votato". lo so, questo lo sanno tutti, io voglio sapere altro...prende una pausa..."nonostante tutto, bush non ha fatto un cattivo lavoro" a-ah penso io, cominciamo ad avvicinarci, "la politica estera, la guerra, i mean, lui ha fatto bene, e questo e' riconosciuto da tutti. dopo che hanno distrutto le torri gemelle, you know, hanno distrutto un simbolo, non solo americano, ma di tutto il mondo". Morale della favola: loro erano i cattivi e noi siamo andati a difenderci, capito, andare a difendersi.
E la gente di ogni parte d'america, che abbia o meno la bandiera appesa fuori, e' convinta della giustezza di tutto cio'.
Non giudico, riporto.
Parliamo di lavoratori, licenziamento, i dipendenti pubblici sono quelli messi meglio, union trade, potere politico dei sindacati(metalmeccanici e medici ad esempio), sanita'! la sanita', altro tema che mi sta' a cuore, voglio capire come funziona. Il governo spendo molto, una cifra astronomica che non ricordo, per la sanita': a quanto pare il governo garantisce le cure sanitarie a chi non puo' permettersele.
E allora quella storia che se non hai l'assicurazione sanitaria ti lasciano per strada a morire, magari davanti all'ospedale stesso???? a quanto pare e' un poco falsa: ci sono dei criteri per stabilire chi ha diritto all'assistenza pubblica e chi invece no: barboni, disoccupati, occupati con basso reddito, insomma le classi sociali con maggiori problemi, hanno diritto all'assistenza sanitaria anche se non hanno un'assicurazione. Non ha senso chiedere relativamente ai criteri, sarebbe tempo perso, magari non li conosce nemmeno tutti. sento, pero', che c'e' qualcosa in piu': mi descrive alcuni tipi di assicurazioni sanitarie, inizia a parlarmi di cosa accade se la tua assicurazione sanitaria non copre le cure che ti servono
Ma a questo punto una nuova svolta, qualcosa che congela completamente la conversazione: vengono portati, su un vassio, gli ingredienti per fare la pizza e la pasta da stendere, insieme ai piatti di alluminio per la "large pepperoni pizza" che tutti dovrebbero mangiare almeno una volta. (vinc)enzo controlla la tempretaura, siamo a 400 F, e' ora di agire.
Abilmente comincia ad agitare la pasta dando una forma via via sempre piu tonda; allarga ancora un po' con le mani, poggia sulla pietra accanto al forno, un po' d'olio, gli ingredienti (carciofini, cipolla, formaggio, parmiggiano, olive, pomodro) a scelta e via con la prima pizza, 2 minuti ed e' cotta. Sto per afferrare quella meraviglia e correre via, ma penso "perche' rovinare tutto cosi'? ce ne sono altre 4!!!". aspetto.
Continua ad allargare condire ed infornare, il tempo sembra non passare mai. Mi do da fare come posso: porto le prime pizze cotte in cucina, parlo con le figlie, mi muovo come se fossi a casa mia...le pizze sono TUTTE cotte, saliamo su, aiuto a riportare le ciotole, e le altre cianfrusaglie usate, entro in cucine e vedo il tavolo semi apparecchiato, penso "wow,nulla di formale, 6 tovagliette e piatti di plastica rigida colorata", sono quasi contento me c'e' qualcosa che non mi convince, non riesco proprio a capire, ma percepisco....
la pizza e' tagliata a spicchi, slices, mi siedo, (vinc)enzo stappa una nuova bottiglia di shiraz(questa volta australiano), iniziamo a mangiare e dopo 3 slices mi dice qualcosa che suona come "non vi sfondate senno' non mangiate il resto". In quel momento la mia mente si illumina, sono scosso da una rivelazione: maria non si e' mai nemmeno avvicinata alla tavola, sta tagliando gli gnocchi(ecco a che servivano le patate bollite, mi ero quasi preoccupato) la pizza e' un antipasto, che mi viene subito sfilato via, il pasto vero sara' la cena. La cena! Non sono nemmeno le 3!! devo restare qui altre 7 ore, Oh mio Dio!!!! Ci alziamo, tengo stretto il mio bicchiere, l'unica cosa' che mi e' rimasta e cambiamo stanza...

posted by io @ 8:52 PM 0 comments

mettetevi comodi che vi racconto una storia...(il tour)

vinco subito un biglietto gratuito per il tour guidato della loro casa: camere da letto, salottini, bagni, idromassaggi, stanzino con scarpiera ( si si, ho visto pure le loro scarpe), mentre con sorrisi cordiali ed espressioni sorprese porgevo i miei complimenti per la casa, l'arredamento ( a tratti disgustoso, non manco certo di acrisia), le dimensioni di questo splendido ligneo maniero.Usciamo fuori: bel giardino, un pezzo di bosco (10000 mq circa) tutto loro, a proteggere la casa dal mostro, una piscina. la mia attenzione cade su un parallelepipedo di legno 3x3x1.5 circa, ricoperto da un grande cuscino semirigido dello stesso colore. uhm, mi chiedo cosa possa essere, non solo un cubo sul quale sedersi, uhm non oso chiedere. (vinc)enzo mi guarda, lo guarda, batte du volte la mano sul cuscino e mi dice: "...e sai cosa c'e' qui?", tira su il semicoperchio, vuole impressionarmi, io assumo un'aria da sufficienza, "...una jacuzzi". la accende, sono un poco sbalordito; e' la seconda della casa, la prima era nel bagno della loro camera da letto.
Manca la perla per chiudere il tour, l'ho gia' vista, incastona all'angolo della piccola ringhiera che separa il paradiso estivo dal bosco: un forno a legna formato casaetta dei sette nani, emigrante pure lui, importato dalla toscana, fatto con vera pietra toscana.

"Quest'anno la Toscana è 52 metri sotto il livello normale della sua Toscanità. Perchè i sassi sono stati portati via in tutta fretta, così, come se nulla fosse. Non portare via il sasso dalla Toscana, altrimenti la Toscana non la riconosceremo più. È una campagna per la Toscana in Italia"

Il tour si conlude li', difronte alla fornace spenta, sono le 13,15, ho fame, tanta fame. torniamo in cucina, la bambina ha messo gli orecchini, regalo della cugina, la mia bottiglia e' rimasta parcheggiata nello stesso angolo buio, ancora incartata, ignorata: la prossima volta portero' una damigiana da 50 lt, troppo grossa per essere ignorata.
Mi offrono un caffe', e da un paesano un caffe' non si rifiuta mai, soprattutto se ha una macchina da bar. posiziona la caffina, versa il caffe in grani nel macinatore e pigia il magnifico bottone, americano, quello che fa' tutto: la macchina macina e comincia a colare il mio caffe': un rigagnolo cremoso che odora di bar, che scende giu' come in un bar che...hey, non si ferma come in un bar, nooooo, la tazzina si riempe fino all'orlo, sono triste, non l'ha fermato, nooo il mio espresso! dentro di me piango mentre il mio sorriso autonomo ringrazia, metto un po' di zucchero, mescolo, ed ingoio quest'amaro boccone - paisa' te si scurdat come si fa' o'ccafe'.
Scambio le mie prime parole italiane con la nonna, e' preoccupata, mi chied se sto bene, vorrei dirle: no, stavo per morire ieri quando una banda di falchi della notte si e' introdotta nel nostro appartamento nel centro di manhattan devastando tutto, legandoci e torturandoci per 2 ore(per fortuna senza sodomia)! il mio sorriso dice che sto bene, tutto va bene, vivo bene, godo di questa mia nuova vita e mi diverto e sono qui per caso , solo perche' dall'altra parte dell'oceano possano sognare che un mio malore fisico ed un'immediato intervento dell'ospedale del bronx, intero per salvarmi. il mio sorriso si e' fermato qualche frase prima.
la tazzina non e' piu sul tavolo. la nonna e' tanto triste, si vede, maria lia sorride, le bambine sono basse, una e' veramente americana, con i suoi capelli, il suo jeans, il suo volto: le manca solo una felpa con il cappuccio ed il nome di un college o una squadra di baseball, ma come per tutto, e' solo questione di tempo.

posted by io @ 12:18 AM 0 comments

domenica, ottobre 08, 2006

mettetevi comodi che vi racconto una storia...(l'arrivo)

ho appuntato un commento sul giornale, ma non mi va di scriverlo ora, ve lo troverete come nota a margine, forse. Passo per bronxville (esite anche manhattanville, se vi puo' interessare) ed arrivo a Whiteplains, meta finale, approdo indefesso, itaca del mio imbarazzo. Prima di partire, telefonata di conferma con orario d'arrivo, nemmeno il papa fa' tutto sto' casino quando si muove, ma che volete, sono straniero in terra straniera ed ho bisogno di aiuto, e lo vado a cercare li', dopo bronxville, molto dopo, a whiteplains....ed invece no.
E' un pezzo grosso lui, almeno cosi' mi dicono, lavorano in un ospedale, lui e la moglie, nel bronx. Bha, tutti qui in america sono dei pezzi grossi, i manager delle file, le guardie, gli spazzini, chissa' questi...vado (im)preparato ad ogni evenienza: mi resta solo l'imbarazzo del pranzo e delle chiacchierate, ma spero duri poco.
Scendo dal treno, appuntamento al parcheggio davanti la stazione appe 12:30; sono le 12:18(sono sempre in anticipo, per scelta), aspetto. Mi guardo intorno. Arrivano macchine in continuazione, sara' questo (vinc)enzo? Speriamo non sia questo (vinc)enzo! Vecchie dodge, mercedes, pick up, familiari, suv, carcasse: passa di tutto, ma non ancora lui: mi sento quasi sollevato.... Il tempo passa, non so se chiamare: non solo mi vengono a prendere, ma faccio anche il rompixxxx: "ciao io sono qui e tu ancora non sei arrivao!", noo, non mi sembra il caso. l'orario l'ho capito bene, ne sono convinto, sara' in ritardo, aspettiamo.
12 e 47, squilla il telefono, e' lui. Mi chiede dove sono, lui e' nel parcheggio. "Lo vedi il grande orologio?", no, non lo vedo, mi muovo, mi dice di guardare avanti, vedo lui, e' dall'altra parte della strada, sventola il braccio, mi dice di raggiungerlo. inizio a camminare e mi volto un istante: IO ERO SOTTO IL GRANDE OROLOGIO, una torre di 20 metri!!! mentre mi avvicino si delineano 2 baffi italiani sotto un cappellino americano; ci salutiamo, stretta di mano e ci avviciniamo verso la sua macchina: una Honda S2000, 240 cv , 0-100 in 6.3 per una v max di 240 (km/h). Bene, saltati i convenevoli e le presentazioni piu approfondite, la macchina mi da' l'opportunita' di portare avanti una discussione fluida e piu' o meno continuativa: parlo sciolto, lui si capisce, ha l'accento italiano, ogni tanto usa qualche parola in dialetto. il limite e' 65 mph, lui va a 100, e ogni tanto allungo il piede, d'istinto, per frenare.
Parliamo dei motivi che lo hanno spinto a trasferirsi li', a un'ora dal bronx. Siamo in montagna, ci sono boschi, laghi, superstrade. Una nuova america, quella che inizia intorno a manhattan, intorno a new york. Arriviamo, finalmente a casa; finalmente perche'la conversazione iniziava a languire: tutto e' piu' grande qui, ti piacciono quelle macchine? quello e' l'Hammer...l'imbarazzo si affacciava nuovamente. Casa, salvezza, nuovo scalino di questo "rialzo" che mi sono trovato a giocare.
Zona residenziale, strada privata che si annoda intorno a piccole colline, case bianche su 2 o tre livelli con abbaini ai lati, PROPRIO COME NEI FILM, dove la mattina passa il pulmino giallo a prendere i bambini; vita costosa e tranquilla, lontana dal mostro. scendo dallo spiderino mentre si apre la saracinesca automatica del garage, entriamo in casa da li'. Conosco maria, la cugina degli amici dei miei, stratta di mano, si avvicina per un bacio e glie ne ammollo 2, all'italiana, e mi fanno strada. sala hobbie con calcio balilla, 2 macchine da palestra, televisore lcd acceso per nessuno, piccolo bar e porta finestra per uscire fuori. saliamo. cucina, enorme, salone e soggiorno, conosco le figlie, una bambina e una teen ager bionda(...), e la mamma di (vinc)enzo, una simpaticissima signora di xxanta anni con baffi, che parla solo italiano (mezzo dialetto beneventano).
Delle patate stanno bollendo in una pentola, buste della spesa a terra, una torta in preparazione sull'isola centrale, mamma e figlia impegnata a cucinare, ho tanta fame, comincio a chiedermi quando mangeremo, non ho fatto colazione e non ricordo nemmeno la cena del giorno prima. Mi tolgo il giubotto sfoderando il mio petto zooyork(ed), poso a terra il mio compagno di viaggio, rosso energie-zzante, e con poco imbarazzo tiro fuori una bottiglia per (vinc)enzo e 2 presenti per le bimbe da parte della cugina italiana. Enzo prende la bottiglia, incartata, e la poggia in un angolo, mi sento triste: ok, era solo un merlot (che a me piace molto), pero' un minimo di curiosita', interesse, gentilezza, nei confronti del mio pensiero, tanto sofferto...ma siamo tutti italiani, oggi conta lo stare insieme, non la forma, solo la sostanza, la paesanita'.

posted by io @ 11:39 PM 0 comments

mettetevi comodi che vi racconto una storia...(prologo)

non c'e' inizio ne' fine, non c'e' trama: c'e' imbarazzo, forse, e spirito di comunione, spirito italiano, quello dei paisa'.
"..si stav meglio no' bronc, qui un ce sta niende. Noi stavamo fori, a parlare, co li case aperte. tutta gente italiana. ora un ce sta chiu nessuno, tutti se ne sono andati. Qui un posso andare da nessuna parte, non posso andare alla funzione, ao suppermarche."
Non inizia cosi' la storia, ma e' cosi' che ad un certo punto si e' ritrovata, in una vecchia seduta su una poltrona, con gli occhi lucidi a pensare al suo bronx, al marito morto, al figlio morto, e alla vita, solitaria, nella grande casa del suo secondo figlio, (vinc)enzo.

I genitori vogliono stare tranquilli ed io, per loro, ho fatto anche questo: sono andato da lia maria e (vinc)enzo, a portare i saluti, a farmi garantire aiuto e protezione, non quella del picciotto, in caso di bisogno, ad alleggerire l'invisibile ed inammissibile preoccupazione di un genitore quando un figlio parte in guerra, parte per new york.
Non sono qui per cercare fortuna, la mia fortuna e' a roma, e' li' da anni ormai, la mia fortuna, una dedica su un vecchio libraccio - se solo cosi' si potesse chiamare - sono qui per lavorare, e non sono in guerra, non sono in un paese del terzo mondo, non ho bisogno di scatole di medicinali, cerotti, cotone, disinfettante....Ma qui ci sono amici, o meglio parenti di amici, amici non miei, amici dei miei; una catena troppo lunga per i miei gusti, distanza 3, non mi piace.
Ho dei presenti da consegnare, una scusa, lo sappiamo bene noi.
Chiamo, supero il primo momento di imbarazzo, sono un po' piu' a mio agio.
Richiamo, dopo qualche giorno, secondo momento di imbarazzo superato, scatta l'agreement: ci vedremo, come quando e perche', tutto da decidere, devono richiamarmi.
Ci sentiamo per la terza volta; vogliono venire a prendermi a casa, abitano a un'ora e mezza di macchina da manhattan: e' folle, non sopporterei il terzo momento di l'imbarazzo, mi sentirei troppo a disagio. Non voglio essere "protetto", non ho bisogno di nulla qui, non voglio tamponare le altrui infezioni cerebrali con me stesso: prendero' un treno, scrivo destinazione, orario, linea ferroviaria - i'm on the ball.
Imbarazzo #4: cosa portare. fiori alla signora? devo viaggiare in treno, mi sentirei un idiota. Cioccolatini? troppo impersonale, e come dice il cinghiale, ricordano gli ospedali. Qualcosa di caratteristico? vivo nel loro stesso posto, migla in piu' miglia in meno, e loro sanno meglio di me che qui, di caratteristico, ci sono i topi in metropolitana. Andiamo con la classica bottiglia di vino, italiano, tra paesani, no? Compro la bottiglia, ma mi sento ancora a disagio, forse dovrei portare altro, mi stanno invitando a pranzo, ho due piccoli regali da dare alle figlie, dovrei aggiungere qualcosa per la signora....oppure no. cazzo, si parte. Almeno speriamo bevano vino, e rosso.
grand central terminal, michele ( il cinghiale, per chi non avesse ancora capito, nick name ceng) mi accompagna, mi saluta, e mi sento un po' giuda a lasciarlo li' cosi', mentre io mi vado a "divertire" - non ero SUFFICIENTEMENTE in confidenza per portarmi dietro il mio compagno di sventura....

posted by io @ 8:45 PM 0 comments

venerdì, ottobre 06, 2006

joe mani di forbice episodio 1 : la tosatura del cinghiale

e' necessario assolvere a tutti i doveri domestici. La convivenza non e' solo caffe' a letto la mattina e rosa sul vassoio. non e' soltanto carezze e abbracci, una pizza, o una cena a lume di candela. La convivenza e' anche pulire, cucinare, lavare, stirare e... tagliare le spesse setole del cinghiale. Buona la prima, e se vi sembra ci siano zone piu' scure, e' soltanto il gioco di luci ed ombre (hihihihihiihihi). Si e' comprato la tosatrice elettrica, da usare ogni 15 giorni, 2 volte al mese. 2x14= 28 : spero, per aprile, di essere in grado di cambiare lavoro: il barbiere di new york.


"Vogli fare il parrucchiere! Mamma, non m'interess', a me la cultura non m'interess'! Io voglio un bel negozio di parrucchiere! Lo so, mamm' AHAHAHA mamm', ti prego, non piangere che fai piangere pur'ammé, mamma! Io ti voglio bene, però voglio andare fuori, cioé questa realtà mi sta stretta, io dentro di me sento che sono un parrucchiere!"

posted by io @ 9:29 PM 0 comments

la cantantessa al joe's pub (oct 1st)

concerto bello. il locale e' descritto a fianco.
cesare, ho fatto il mio dovere, eccoti le foto. Per chi le volesse high quality, 3 Mb l'una, basta chiedere. ce ne sono anche altre 70 ! ! ! ! e ringraziate il cinghiale.




posted by io @ 8:40 PM 0 comments

mercoledì, ottobre 04, 2006

deciso a camminare un po', per tornare a casa, immerso e confuso tra le luci di wall street, la pioggia mi ha sorpreso all'improvviso. e' iniziato tutto piano, come acqua vaporizzata, per scherzo, sul viso, e davanti ad un semaforo rosso ha inizato a scendere continua, calda, quasi meditteranea, con il ricordo, lieve, di un'afa estiva ormai scomparsa. su brodway mi sono infilato sotto la metro, come un topo, in una citta di tunnel e sono tornato a casa.
magro bottino: poche foto, poco soddisfacenti, ed un po' spocchia, made in italy, stampata sul mio sorriso ebete e tronfio per le strade di manhattan.

posted by io @ 9:17 PM 0 comments