da coney island ai bagnanti russi del '900
mermaid parade: quest'anno meno fascino dello scorso. un carnaio. un gruppo di 9, in moto insieme, con in braccio (tele)obiettivi pronti a scattare foto: ma c'era in tutto cio' qualcosa di sbagliato che non sonon riuscito a capire. un totale apparente disinteresse per l'evento, e un flebile necessario desiderio di stare li', comunque. Sono andato disarmato per via della capo immediatamente prima e perche' un presentimento, gia' dal mattino, mi aveva avvertito che non sarebbe stato tempo per me di fotografare. Non c'e' stata empatia tra me e' il posto ieri; due forzati in catene: io mi trascinavo la stanchezza della mia sopravvivenza, coney island la falsa vitalita' di chi si manifesta li' solo una volta l'anno. Ho aspettato 30 minuti in fila per un hot dog e un hamburger cotti sulla griglia da un fuochista pazzo che, irriverente, ha acceso il sacro fuoco con un dollaro preso dalla sua tips' can: quanto vale un dollaro sotto il sole estivo davanti a facce divertite e sghignazzanti. Se le foto hanno un anima, le mie, ieri, sarebbero state morti viventi, corpi senza soffio vitale: non ho nemmeno provato a dar loro forma. A cosa serve una foto? mi sono chiesto piu' volte, nel precipitare dei miei pensieri, quanto siano diversi gli abiti che la mia mente indossa ogni mattina: ieri era nuda, e nudo ero io davanti a me stesso, e inorridito dalla compartecipazione.
Abbiamo camminato perdendoci e ritrovandoci e sul caotico lungomare mi sono cambiato d'abito, passo dopo passso, senza fatica. Un vestito vecchio, leggero, e un monocolo diverso per osservare la realta' che cambiava. Esiste un punto in coney island oltre il quale la gente si perde, un immaginario confine che in pochi vogliono oltrepassare e che porta all'assenza di cibo e cacofonici vortici di luce. i pochi che lo varcano si dirigono verso un altro mondo, senza bisogno di passaporto, in un lungo cammino legnoso che porta in russia. Ironico. Gli anziani seduti di fronte al mare a parlare il loro cirillico, in un aria di novecento, mentre l'occhio, con la sua nuova lente, delizia la mente con bagnanti in alti costumi a righe orizzontali, petti gonfi, e vestiti da mare. Risate allegre, ingenue, maliziose, immortalate su pellicole in bianco e nero; sequenze a scatti, proiettate per me, soltanto, seduto in un cinematografo neuronale. Ho pensato, come sempre che avrei voluto essere li', cento anni fa, a fare il bagno con loro ed assaporare oggi il ricordo di quel giorno. Ma qual'e' poi la differenza: solo le foto sono in bianco e nero, la vita e' a colori:gli stessi, da sempre.
Abbiamo camminato perdendoci e ritrovandoci e sul caotico lungomare mi sono cambiato d'abito, passo dopo passso, senza fatica. Un vestito vecchio, leggero, e un monocolo diverso per osservare la realta' che cambiava. Esiste un punto in coney island oltre il quale la gente si perde, un immaginario confine che in pochi vogliono oltrepassare e che porta all'assenza di cibo e cacofonici vortici di luce. i pochi che lo varcano si dirigono verso un altro mondo, senza bisogno di passaporto, in un lungo cammino legnoso che porta in russia. Ironico. Gli anziani seduti di fronte al mare a parlare il loro cirillico, in un aria di novecento, mentre l'occhio, con la sua nuova lente, delizia la mente con bagnanti in alti costumi a righe orizzontali, petti gonfi, e vestiti da mare. Risate allegre, ingenue, maliziose, immortalate su pellicole in bianco e nero; sequenze a scatti, proiettate per me, soltanto, seduto in un cinematografo neuronale. Ho pensato, come sempre che avrei voluto essere li', cento anni fa, a fare il bagno con loro ed assaporare oggi il ricordo di quel giorno. Ma qual'e' poi la differenza: solo le foto sono in bianco e nero, la vita e' a colori:gli stessi, da sempre.
posted by io @ 7:45 PM
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