messo

published by joe

alla porta



venerdì, gennaio 26, 2007

francis' bday

another bday has gone! ! ! be good or be gone....
tutti ubriachi!!!! non tutti ma l'ottanta per cento, forse anche di piu'. vodka russian room, ristorante russo upptown: un po' di salmone, vodka, pane e russi tutti intorno. chissa' se tutto cio' ha un vero significato. forse non si puo' essere diversamente.
ascolto "le interviste impossibili" ora, a torso nudo, caldo, bollente quasi, in una casa che volge al gelo. i miei pensieri non sono piu' imbavagliati, come ieri, dalla lingua. sono cavalli senza morso...provo a lasciarli andare e vedo cosa accade.
la festa e' terminata con una camminata di 30 minuti lungo broadway al gelo dei meno 10 circa, al vento gelido, scendendo dalla 52esima con 4 fantasmi ubriachi, ascoltando ad intervalli di due minuti, le stesse frasi, rispondendo alle stesse domande, cercando di portarli alla piu' vicina fermaa metro. ethan e i suoi "sei la persona piu' responsabile che io abbia mai conosciuto". eugene con i suoi "quel bastardo russo ora vado a prenderlo a pugni sul fianco...". non so chi con i suoi "sono staato in italia solo una volta ed e' l'unico paese europeo nel quale tornerei...". in una foresta di luci, stregata, quelle voci, quei suoni sempre uguali, si sono ripetuti di semaforo, di marciapiede in marciapiede, di sosta in sosta, di barcollamento in barcollamento. li ho abbandonati ai loro fumi a time square: buona notte amici, se non volete tornare a casa; io ho il mio libro, la mia r, le mie mani, i miei pensieri che scalpitano, recalcitranti come tori a pamplona prima della corsa. questa notte mi curero' di loro. da troppo tempo li evito, li ignoro, consapevole della loro potenza. che esplodano ora, scivolando tra queste dita. scrivo qui per me perche' e' il posto piu' semplice.
"l'orso, un antenato totemico..." italo calvino intervista l'uomo di neanderthal. il valore artistico di questa intervista oltrepassa i confini della completezza linguistica...
"l'orso per terra, io mi sono mangiato l'orso. io, mica te."
mi scosto e lascio queste poche parole, dalla sua intervista, dalla sua mente, creatrice di fantasia.
"penso a tutte le cose che potrei pensare quando penso. e mi viene anche voglia di fare qualcosa, per far capire agli altri qualcosa, per esempio di dipingermi delle strisce rosse sulla faccia. non per altro, ma per far capire che mi sono fatto delle strisce rosse sulla faccia. E a mia moglie, mi viene voglia di farle una collana di denti di cinghiale, non per altro, ma per far capire che mia moglie ha una collana di denti di cinghiale. e la tua no. chissa' cosa ti credi di avere tu che non c'havevo io. onn mi mancava proprio niente. tutto quello che e' stato fatto dopo gia' lo facevo io. tutto quello che e' stato detto e pensato e significato c'era gia' in quello che dicevo, pensavo e significavo. tutta la complicazione della complicazione era gia' li'. basta che io prendo questo ciottolo, con il pollice e il cavo della mano, e le altre quattro dita che ci si piegano sopra, e c'e' gia' tutto. c'havevo tutto quello che poi si e' avuto. tutto quello che poi si e' saputo e potuto ce lo avevo non perche' era mio, ma perche' c'era gia', perche' era li'. mentre dopo lo si e' avuto e saputo e potuto, sempre un po' meno. sempre un po' meno di quello che poteva essere, di quello che c'era prima, che avevo io prima, che ero io prima..."


ho guardato la mia mano arrossata ed ingiallita per il freddo, dura e bianca, con le linee della vita e della fortuna scolpite come solchi nella terra dura, una terra di cuoio umano. tracce, infiniti segni, graffiti, tagli, guide dei piegamenti. una mano di uomo che torna a sorreggere un libro che, insieme al cibo, gli da sostegno. una mano che serve a qualcosa, a piu' d'una. era la mano destra

posted by io @ 11:32 PM