la felicita' passa per un piatto di cozze e 3 guinnes e un jameson offerto dalla casa
pronto per partire, infilato il giubotto metropolitano, afferro il libro ed esco. Il bavero alzato per proteggermi dalle folate di solitudine, le mani calate nelle tasche corte e strette. i passi sono decisi e sicuri, verso una meta che non ha ragione forse ma che e' pur sempre una meta.la piccola ear inn sara' il mio rifugio notturno per qualche ora. solo musica da offrire e una pinta di whiskey. entro e mi sento perso: annuso le voci e i rumori che si mischiano al cibo. io ci sono gia' entrato, qui, in un altro paese, aveva un altro nome laggiu' quella inn.
timidamnte mi faccio accettare, e serve poco per penetrare il calore antico di usanze irlandesi.
guardo i tavoli: la gente mangia e beve e si prepara per lo spettacolo. mi infilo tra due avventori, cosi' si chiamano li' dentro, e mi siedo al bar. ordino una guinnes e mi sorprende il modo in cui viene spillata: l'ultima volta fu in waterford o wexford, non ricordo mai.
leggo, what is the what, e bevo e ascolto e respiro e penso: il tempo passa. un'altra guinness? si grazie. non perde tempo l'amico, sa come fare il suo mestiere. finisce la seconda e lo stomaco e' vuoto: devo mangiare. chiedo il menu. appetizer: cozze all'aglio e vino bianco: cosa cambia se ci bevo guinness, questa sera e' perfetto cosi'. mi porta un cestino di pane, antipasto che non disdegno: assorbo la birra e ne ordino una terza. ricordo quella prima sera a dublino, uscito dall'hotel in cerca di cibo, finii ad ascoltare un vecchio dublinese, non poi tanto ubriaco, parlare di governo e religione, mentre bevevo guinnes e mangiavo sandwiches. Anche la terza e' ormai finita: non capitava da tanto, forse roma qualche anno fa'. accanto a me si sono dati il cambio, un corpo e un volto hanno lasciato il posto ad un altro corpo e un'altra testa: e' solo una questione di calore irradiato.
la domanda si ripete: un'altra guinness? ci penso un po'... no, ho bisogno di altro. Un jameson. il bicchiere si posta vuoto davanti a me, la bottiglia e' agli sgoccioli, l'uomo mi versa il mio, batte con le nocche sul bancone e mi dice: questo lo offre la casa! grazie. finisco di bere, chiedo il conto, la mancia e' il mio ringraziamento per il whiskey, la musica, e l'atmosfera. raccolgo le mie cose e me ne torno a casa, solo e sorridente, di notte, al freddo del vento folle di new york.
certe volte l' importante e' vedersi piu' belli, quanto basta per sentire che il mondo e' vicino, e non e' perfetto
posted by io @ 7:49 PM
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